Ha 5 milioni di iscritti, di cui 2 da sempre – suvvia! un modo per dire che son pensionati. È presente in ogni ambito e settore anche se ultimamente sembra un po’ in difficoltà: non tanto nei numeri e nei soldi, che con l’inciucio dei fondi pensione non dovrebbero mancare, quanto per l’intervento su precarietà, tutele e conflitto. Noi de”il Manifesto” godiamo di piccole porzioni di questi soldi sotto forma di abbonamenti. Ma alcune cose non ci sono andate giù. La frase di D’Alema "Scordatevi il posto fisso" nel pacco Treu (1997) che introduce la precarietà è una gaffe che ha fatto storia. Le leggende con cui si è imbottito il pacco Treu– l’argine starà nei contratti collettivi, l’applicazione si limiterà ai lavori ad alto contenuto professionale – si dimostrano per quel che sono: una cazzata. Grazie a Cgil, Cisl e Uil il lavoro interinale viene introdotto nei settori artigianale (1999), dell'edilizia (1999), metalmeccanico e pubblico (2000). Nel maggio 2004 si cambia legge, (la legge dei 30 denari) e strategia. La CGIL si dichiara contro e poi sigla i contratti che ne consentono l'applicazione. Rinnovando il contratto tessili-abbigliamento arrivano norme peggiorative sul tempo determinato, job sharing e apprendistato ecc. E poi la firma su Atesia, che è ancora una ferita aperta. Certo con la circolare Damiano, dopo milioni di persone precarizzate, pare che più di 20.000 siano stati assunti. Perché allora quelli della Mayday continuano ad essere così acidi?